il secondo album dei MUNA

Roma 02/02/2016 – di Pietro Galasso

Oggi siamo in compagnia dei Muna, band rock romana dalle grandi aspettative e che si propone di reinventare il tanto blasonato ma ridondante linguaggio rock.

Salve cari Muna, partiamo dalla registrazione dell'album, come l'avete vissuto quel momento, avete notato sostanziali differenze con la prima vostra precedente esperienza in studio ?

 

Marco: ciao Pietro, grazie per averci invitati a fare questa intervista. Tanto per cominciare, questo secondo disco è stato registrato senza metronomo, tutti insieme abbiamo fatto quasi sempre una sola take e le modifiche in post produzione sono state quasi nulle. Un approccio totalmente diverso rispetto al primo album in cui invece abbiamo registrato uno alla volta, a click e con i suoni fatti dai plugin al computer.

 

Come vi siete conosciuti?

 

Giuseppe: Marco aveva intrapreso un percorso da solista, si era circondato dei suoi musicisti, col tempo la band ha funzionato meglio del previsto e così siamo diventati i Muna.

 

Quindi Marco aveva intenzione di costruirsi un personaggio, qual è secondo voi la sua particolarità ?

Luciano: sicuramente il suo modo di cantare, il suo stile è tipo lo Sprechgesang di Arnold Schoenberg, sembra avere molte influenze teatrali, non ha caso lui viene dal mondo della danza

 

Come intendete promuovervi su mercato?

 

Marco: sappiamo che è importante il free download dei nostri pezzi, un prodotto vendibile oggi può essere il vinile; in ogni caso puntiamo molto sul live vogliamo farci un nostro pubblico, gente che attende i nostri pezzi, che ci segue, che condivide i nostri ideali

 

Com'è la vostra attività live, molto intensa?

 

Giuseppe: per ora ci spostiamo prevalentemente nei dintorni di Roma, in macchina, abbiamo fatto qualche apparizione in giro per lo stivale, ma nulla di rilevante per ora. Dobbiamo ancora farci le ossa “in casa”.

 

A chi vi rivolgete, qual è il vostro messaggio?

 

Marco: trattiamo perlopiù temi sociali e personali, la coscienza individuale è anche la coscienza sociale. Direi che il nostro pubblico è gente della nostra età, giovani troppo spesso spiazzati da questa accelerazione consumistica che sta schiacciando la società in cui viviamo.

 

Nell'era dell'omologazione e della globalizzazione, cosa portate di nuovo?

 

Luciano: questa è una bella domanda, difficile tra l'altro. Oggi i cambiamenti e le innovazioni coinvolgono tutti gli ambiti, spesso però sono guidati da una volontà maturata al tavolino, da una élite di uomini che rappresentano appunto il sistema globalizzato. Si spinge tanto sulla conoscenza, tanto sull'utilizzo industriale di tale conoscenza.

Il problema però è che oggi la coscienza si trova più indietro rispetto alla conoscenza e questo non è bene perché siamo diventati capaci di fare cose pericolose per l'essere umano.

Con la nostra musica tentiamo di far crescere la coscienza individuale e collettiva e fare in modo che recuperi un po' di terreno sulla conoscenza, soprattutto quella tecnica.

 

Come intendete riuscirci?

 

Luciano: con i testi e con i suoni, siamo molto attenti ai suoni, io stesso sto sperimentando un prototipo di chitarra aumentata con cui intraprendere un nuovo percorso espressivo, anche noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di fare innovazione.

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Siamo andati ad informarci su questa storia dell'innovazione dei Muna, di seguito un video che ci è piaciuto molto:

Per rimanere aggiornati sulle attività della band fuori e dentro la capitale consigliamo di consultare questo sito: http://www.concertomuna.altervista.org/